Vladimiro Scatturin

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Vladimiro Scatturin nasce a Venezia e si iscrive nel 1940 alla Facoltà Scienze dell’Università di Padova come matricola di Chimica Pura, nella speranza di avere una carriera studentesca agevole e proficua, data la vicinanza tra le due città e il grande impulso che la disciplina scelta stava avendo anche come scienza applicata – le grandi colonne di distillazione dell’impianto di Marghera torreggianti sopra le acque della laguna segneranno, in un modo o nell’altro, tutta la sua vita, come vedremo. Molte speranze si rivelano vane: da un lato, il rude professor Luigi Riccoboni, suo supervisore, lo convoca spesso in Istituto d’inverno e alle cinque di mattina, quando ancora i treni non partono; dall’altro lato, la follia nazifascista stava raggiungendo il suo culmine coinvolgendo l’Europa in anni di ferro e di fuoco. Anziché sui banchi d’Università a studiare l’atomo, il giovane artigliere Scatturin si ritrova a lottare per salvar la pelle. Malgrado tutto nel 1946 giunge alla Laura in Chimica con pieni voti, e viene subito impiegato come assistente e incaricato di corsi e esercitazioni, diventando il più giovane assistente di Carlo Sandonnini, cui fu grato al punto da conservarne una foto nel suo studio per lunghi anni. Da lì parte la sua carriera attraverso l’assurdo sistema italico di promozione; un sistema che costringeva un giovane a destreggiarsi, tra il 1946 e il 1960, tra titoli come Assistente incaricato, Incaricato di Corso, Aiuto, Libero docente, Assistente, Professore Incaricato, Ternato (sic!), e infine Professore (oggigiorno le cose non vanno poi molto meglio).

Scatturin, la cui formazione è a cavallo tra la Chimica inorganica e la Chimica fisica, si trova coinvolto nella fondazione di un laboratorio di diffrazione di raggi X, insieme a Silvio Bezzi e Ugo Croatto. Alcune parti del macchinario si trovano recuperandole dagli ospedali, e i fondi per i primi tubi, generatori e camere Debye vengono dal Piano Marshall. Bezzi trova poi il modo di far arrivare una Weissenberg. Si fanno misure accurate di parametri di cella, e si lavora soprattutto con sostanze che contengano atomi pesanti. Quanto al calcolo, si parla di strisce di Beevers-Lipson, di qualche calcolatrice meccanica, e di Fourier bidimensionali. Ma già nel 1950 si affronta qualche cristallo organico, tra cui il ‘famoso’ para-diclorobenzene, centrosimmetrico, risolto a furia di trial-and-error e Patterson e faticosissime Fourier differenza. Con un coraggio leonino si affronta invece la struttura del para-nitrosofenolo, che dà cristalli molto ben formati su cui si riesce a determinare cella e gruppo spaziale anche grazie all’analisi goniometrica; ma un cristallo con due molecole nell’unità asimmetrica è chiaramente al di sopra dei mezzi risolutivi dell’epoca.

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Ugo Croatto: quaderni di appunti e misure

Capitato in un ambiente in cui fortunatamente si privilegiano i contatti internazionali, il giovane Scatturin trascorre periodi all’estero a varie riprese. Nel 1950 ha un breve soggiorno di due settimane negli Stati Uniti dove incontra Isidor Fankuchen, che si occupava allora di un’agenzia di vendita delle mappe per l’interpretazione dei diffrattogrammi inventate dal suo maestro, J.D. Bernal. Nel 1954 trascorre un periodo al Cavendish Laboratory, con Max Perutz, dove ‘assaggia’ le difficoltà della determinazione della struttura dell’emoglobina, utilizza il ‘metodo dei segni’, come allora si chiamava un lontano progenitore dei metodi diretti, e incontra Sir William Bragg. E trova una precession e un anodo rotante (si, esistevano già allora!) con i quali le misure su cristalli anche ‘leggeri’ richiedevano poco più di un giro completo. Con una borsa biennale di ben 300 dollari al mese concessa dalla National Academy of Sciences, parte nel 1957 per gli Stati Uniti. Ritrova Fankuchen al Polytechnic Institute di Brooklyn, dove continua a usare le strice di Beevers e Lipson ma trova anche i primi calcolatori, il 650 IBM, con una rumorosissima memoria ‘a tamburo’. Scrive, assieme a Ben Post, un programma per la Fourier in linguaggio macchina e trova i primissimi tentativi di programmare metodi di minimi quadrati per l’affinamento delle strutture. Nel secondo anno, a Brookhaven viene in contatto con la tecnica di diffrazione di neutroni per lo studio di cristalli misti di potassio e metalli di transizione, cubici tipo NaCl. E assiste al passaggio per le strade di New York di un Fidel Castro ancora relativamente ‘benvisto’….

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‘Slides’ su lastrina di vetro dei tempi di Brookhaven

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Un seminario di Scatturin al Brookhaven National Laboratory

Il grande problema della cristallografia a raggi X, in quegli anni, oltre al costo dei macchinari, è quello del calcolo. Scatturin è una delle ‘anime fondatrici’ dell’Associazione Italiana di Cristallografia, che nasce esattamente quarant’anni fa con la missione di radunare, organizzare e indirizzare tutti gli scienziati che si trovano ad affrontare problemi di questo genere; non ultimo, quello di convincere il CNR a provvedere fondi. In qualche laboratorio italiano già troneggia il neonato calcolatore elettronico: il quale, quand’anche arriva, è ancora poco più che una grossissima calcolatrice elettromeccanica. Chi oggi al tocco di un tasto su una macchina grande poco più di un libro può proiettarsi senza difficoltà dal mondo della cellula al mondo delle galassie, provi a pensare a cosa significasse dover scrivere un programma di cinquanta istruzioni numeriche per calcolare una semplice radice quadrata, comunicando con un aggeggio delle dimensioni di un armadio attraverso una comune macchina per scrivere…

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Un Debye, ‘state-of-the-art’ del tempo

Nel 1956 Scatturin viene ternato al concorso di Strutturistica Chimica vinto da Luigi Cavalca, ma nessuna Facoltà si degna di chiamarlo. Rientra a Padova definitivamente nel 1959 e vince finalmente il concorso a professore ordinario nel 1960, ma, come era d’uso allora, la sua cattedra si trova a circa mille chilometri di distanza, in quel di Bari, dove era appena passato Alfonso Maria Liquori, poi trasferito a Napoli. Qui lo segue il giovane Pier Luigi Bellon, laureatosi con lui a Padova, che lascia un posto sicuro alla Edison per seguire il maestro come precario professore incaricato; e qui trova il promettente neolaureato Vincenzo G. Albano. Stabilitosi assai felicemente tra mare e ulivi, il neoprofessore riceve però pochi anni dopo un’offerta che non può rifiutare. Il professor Lamberto Malatesta, decano degli studi chimici a Milano, gli offre un posto nell’Università lombarda mediante la cosiddetta ‘chiamata’, l’allora praticato mezzo di spostamento dei professori universitari. Il lato se si vuole curioso di questa chiamata sta nel fatto che mentre l’ambiente milanese è di opinioni politiche decisamente conservatrici, Scatturin viene da una matrice d’opinione decisamente di sinistra, né di questa opinione fa mistero. Questo da un lato dice molto sull’indipendenza del sistema accademico dal sistema politico; indipendenza che, malgrado le voci discordanti di chi non conosce profondamente l’ambiente universitario, perdura ancora, in quanto l’interesse accademico ha sempre fatto e ancora fa aggio sull’interesse politico. D’altro canto, questa ‘anomalia’ politica ha sempre fatto di Scatturin un personaggio spesso isolato, a volte persino scomodo – anche se, al di là e al di sopra d