Nel 1970, fresco di concorso sono stato chiamato dal Politecnico di Milano all’Ateneo di Trieste sulla cattedra di Strutturistica Chimica. Fino ad allora, nel gruppo di G. Natta mi ero occupato soprattutto di struttura cristallina di complessi organometallici, di molecole organiche e di polimeri.
Nel leggere il bell’ articolo di Angelo Gavezzotti che descrive i tempi eroici della Cristallografia, mi sono accorto che in quel momento io condividevo gli stessi suoi sentimenti: la enorme meraviglia di “veder nascere” le molecole su un foglio, atomo dopo atomo, semplicemente inserendo in una routine di calcolo numeri derivati dall’esame di macchie scure su film fotografici ottenuti da cristalli irradiati con raggi X! Certo, il problema era (è) che questi numeri dovevano avere i segni giusti, ma (seconda meraviglia) queste “fasi” si potevano derivare con buone probabilità con metodi che nei casi più semplici ricordavano un po’ le parole crociate. Però il gioco era molto più bello delle parole crociate, arrivando fino a svelare segreti della Natura: come erano fatte le molecole nei cristalli. E pensare che solo pochi decenni prima, la cosa non sembrava possibile, fino a quando Einstein nel 1905 ha dimostrato con l’osservazione che le molecole dei gas davano luogo al moto Browniano!
Insomma, alla fine coi raggi X si vedevano le molecole. Queste meraviglie mi avevano incoraggiato ad andare avanti: dato che si potevano “guardare” le molecole nel cristallo, non si poteva forse capire qualcosa delle stesse molecole allo stato liquido? Il problema mi aveva subito affascinato per i polimeri, le cui proprietà allo stato fuso o di soluzione sono tanto importanti. Per farla breve, io sono andato a Trieste armato di tanta voglia di fare, anche troppa, sia nella cristallografia che nella statistica; comunque un po’ di presunzione non guasta (il difficile è fermarsi al punto giusto), spinge avanti e non fa sentire noia né fatica. Gli amici di Trieste, in particolare i colleghi Giacomo Costa e Vittorio Crescenzi e i collaboratori Lucio Randaccio, Mario Calligaris, Giorgio Nardin, si sono dimostrati molto aperti e abbiamo lavorato molto bene assieme.
Dopo qualche mese, spinto anche da un po’ di senso di accerchiamento – forse inevitabile allora per chi stava a Trieste – decisi di fare una visita a Zagabria con Vittorio Crescenzi per fare la conoscenza dei colleghi yugoslavi Drago Grdenić e Boris Kamenar. Avendo constatato che la Cristallografia yugoslava era in fase di sviluppo e molto ben organizzata, è nata l’idea che ci potesse essere uno scambio organico tra noi italiani e gli amici d’oltre confine. Dapprima Grdenić e Kamenar hanno voluto invitare Cocco – collega all’Università di Perugia e allora Presidente dell’Associazione Italiana di Cristallografia (AIC)-, me stesso e Mario Nardelli al Convegno dello Yugoslav Crystallographic Centre (YCC) tenutosi a Novi Sad nell’ottobre 1972, dove noi fummo anche invitati a tenere Plenary Lectures.
Nella circostanza si decise di organizzare a Trieste il primo Convegno Italo-Yugoslavo con la partecipazione congiunta dell’AIC e della YCC (1st IYCC Conference); il Convegno fu tenuto tra l’11 e il 14 di Giugno 1973 ed ebbe un grande successo di partecipanti, circa 200, in un clima di grande amicizia. Al successivo Convegno dello YCC tenutosi a Kumrovec (vicino a Zagabria) nei giorni 5-7 Giugno 1975, Alessandro Vaciago e Boris Kamenar – rispettivamente Presidenti dell’AIC e del YCC – si accordarono per tenere convegni triennali organizzati in modo alterno in Italia e in Yugoslavia. I Comitati Organizzativi dovevano essere nominati da entrambe le parti, ma anche importanti cristallografi di altri paesi avrebbero dovuto essere invitati.
Il Secondo Convegno Italo-Yugoslavo (2nd IYCC Conference) fu tenuto a Dubrovnik (31 Maggio – 3 Giugno 1976), con la presentazione di circa 70 lavori. La “Main Conference Lecture” fu tenuta dal Premio Nobel Dorothy C. Hodgkin di Oxford ( Growing Points and Sticking Points in X-ray Analysis), altre Conferenze Plenarie da Stefano Merlino, Pisa (Framework Silicates), Franc Lazarini, Lubiana (Structural Aspects of Bismuth Coordination Compounds), Massimo Simonetta, Milano (Structure and Dynamics in Molecular Crystals) e Maria Herceg, Zagabria (The Crystal Structures of Macrocyclic Compounds). Rinviando per maggiori notizie al bell’articolo sulla collaborazione Italo-Yugoslava di Boris Kamenar, mi limiterò ad accennare che, rispettando la cadenza triennale, ci furono:
il Convegno di Parma (3rd IYCC Conference, 29 Maggio – 1 Giugno 1979), il Convegno di Bled in Slovenia (4th IYCC Conference, 31 Maggio – 3 Giugno, 1982), il Convegno di Padova (5th IYCC Conference, 3 – 6 Giugno, 1986), il Convegno di Pola in Istria (6th IYCC Conference, 28 – 31 Maggio, 1989).
In questi 4 Convegni è apparso evidente l’emergere di tematiche non tradizionali, collegate con (a) la biologia, (b) la fisica dei cristalli e della diffrazione, (c) i metodi diretti, (d) la struttura dei polimeri derivata dalla diffrazione di fibre orientate, (e) l’uso di metodi diffrattometrici innovativi e di nuove sorgenti di radiazione. L’intervento di importanti studiosi del mondo anglosassone, oltre a quelli di ambito italo-yugoslavo, ha garantito in modo eloquente l’alto livello scientifico dei Convegni. In retrospettiva, mi sembra una constatazione ovvia che in questi anni di sviluppo tumultuoso delle discipline chimico-fisiche, la possibilità di risolvere in tempi ragionevoli – e sempre più brevi – la struttura di molecole in sistemi cristallini anche complessi come le proteine o i polimeri sintetici, è apparsa sempre più a portata di mano, quasi che fosse tutto a portata di mano, anche con qualche eccesso di ottimismo e presunzione. In sostanza, tutti gli obiettivi relativi alla struttura delle molecole sembravano decifrabili, persino la determinazione della densità elettronica dei legami chimici, accoppiando diffrazione dei raggi X e quella dei neutroni a basse temperature!
Per non parlare, naturalmente, delle strutture cristallografiche di proteine che, considerate rarità assolute ai tempi dei grandi exploit di Perutz e Kendrew e di Dorothy Hodgkin (le cui gesta, oggi ancora incredibili, venivano citate con devota ammirazione), sono via via diventate così numerose da essere ormai diverse migliaia. Naturalmente la consapevolezza dell’essere sulla frontiera avanzata della scienza agiva in modo potente nell’incoraggiare i nostri incontri cogli amici yugoslavi; noi ci percepivamo a vicenda come parti importanti, e così vicine geograficamente, della comunità internazionale di una scienza che avanzava a grandi passi.
Dal Novembre 1973 io ero ritornato al Politecnico di Milano, e quindi i miei incontri con Kamenar e Grdenić si erano interrotti, anche se mi sentivo spesso con i colleghi triestini Randaccio, Calligaris, Nardin (i miei colleghi di laboratorio a Trieste), Crescenzi e Costa, che mi davano notizie. Purtroppo, poco dopo la morte di Tito, nel 1981 hanno cominciato a manifestarsi incidenti nel Kosovo per le tensioni tra Albanesi e Serbi; le rivalità inter-etniche da questo momento non hanno fatto che espandersi in misura crescente. E’ motivo di orgoglio per tutti noi, e particolarmente per gli amici yugoslavi, che nonostante questa situazione di continua tensione i Convegni IYCC di Bled, Padova e Pola abbiano potuto tenersi – e con ottimo successo – rispettivamente nel 1982, nel 1986 e nel 1989.
L’epilogo di questa stagione di collaborazione cristallografica Italo-Yugoslava, a mio avviso molto bello anche se duro e sofferto da parte degli amici d’oltre confine, e stato il 13° Congresso Cristallografico Europeo del 1991, che si sareb